LE RAGIONI DEL NO AL PROTOCOLLO DEL 23 LUGLIO
Chi sostiene il no ritiene che il Protocollo "calpesti" il programma dell'Unione e la stessa piattaforma delle Organizzazioni Sindacali e che la scelta di mettere al centro dell'accordo la dimensione delle compatibilità economiche a dispetto di quelle sociali, renda inaccettabili anche quegli aspetti che potrebbero apparire di primo acchito condivisibili.
Inoltre i vincoli finanziari posti alla manovra sono in profonda contraddizione con il fatto che il Fondo lavoratori dipendenti è da tempo in attivo (ma di questo nessuno osa parlare!).
Infine l'apprezzamento al Protocollo espresso dal presidente di Legacoop Giuliano Poletti mentre Epifani accettava con riserva la posizione espressa dal governo, lascia facilmente intendere quale sia la parte verso cui pende l’accordo.
Certo esistono anche aspetti positivi (pur considerando che il risultato più importante ottenuto riguarda le pensioni in essere) quali: incremento delle pensioni basse, miglioramento del sistema di rivalutazione delle pensioni dal 90% al 100% della variazione dei prezzi dell’indice Istat, norme sulla totalizzazione dei contributi previdenziali, il riscatto della laurea, primi interventi nel sistema degli ammortizzatori, come l’indennità di disoccupazione.
Ma vediamo concretamente quali sono le ragioni del no.
CAPITOLO PREVIDENZA
Con il Protocollo si ottiene solo un falso superamento del tanto osteggiato "scalone" Maroni. Viene infatti introdotto un sistema di scalini e di false quote (definite da un’età minima crescente) che lascia immutato il risultato finale
Il vincolo finanziario impone un limite al numero annuo di persone che possono beneficiare dei vantaggi per chi svolge lavori usuranti, rischiando così di "tagliare fuori" molti lavoratori già "usurati"
Il 60% di pensione dell'ultima retribuzione non è garantito: la revisione dei coefficienti di trasformazione viene rimandata ad una specifica Commissione e comunque rimane condizionata al vincolo dell’equilibrio finanziario
Non si dice ancora niente sulla razionalizzazione degli enti previdenziali, ma si lascia l'operazione nelle mani del Governo
Non è ancora chiara la soluzione alla commistione tra previdenza e assistenza
CAPITOLO MERCATO DEL LAVORO
Si mantiene sostanzialmente inalterata la struttura della Legge 30:
-la norma anti-ripetitività del contratto a termine è del tutto insufficiente. È inaccettabile l’introduzione del principio conciliativo per i contratti che si perpetuano oltre i 36 mesi
-rimane assente l’individuazione di precise causali per il tempo determinato
-non vengono abrogati lo staff-leasing e lavoro a chiamata, ma si rimanda la loro disciplina ad un successivo tavolo
appalti: una norma di incerta interpretazione esimerebbe la responsabilità in solido del committente nel caso gli adempimenti relativi all’opere o al servizio siano stati correttamente eseguiti
CAPITOLO COMPETITIVITA’
Si incentiva il lavoro straordinario con la detassazione degli oneri contributivi
La detassazione del salario aziendale totalmente variabile indebolisce la contrattazione collettiva e, in particolare, il contratto nazionale (al riguardo occorre ricordare che la contrattazione di secondo livello specialmente nelle piccole e medie imprese non sappiano neppure cosa sia!)
E adesso, ascoltate anche le ragioni del no, invitiamo tutt/e le/i colleghe/i ad una massiccia partecipazione sia alle assemblee che alle relative votazioni, invitandovi ad una attenta riflessione sulla materia.
Di seguito elenchiamo alcune delle fonti da cui sono state prese le motivazioni per il no all’accordo:
http://rsufficiunicoop.blogspot.com/search/label/Protocollo Welfare
http://www.rassegna.it/2007/speciali/articoli/welfare/prima.htm
http://www.rassegna.it/2007/affarisociali/articoli/documento2.doc
http://www.rassegna.it/2007/affarisociali/articoli/protocollo_treves.htm
http://www.rassegna.it/2007/speciali/articoli/welfare/documenti/fiom11907.rtf
http://www.rassegna.it/2007/affarisociali/articoli/protocollo2.pdf
Documenti raccolti da RSU Uffici
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