giovedì 14 gennaio 2010

"Così spiavo i dipendenti Coop"


Di Gianluigi Nuzzi

Alberto R. è l’imprenditore milanese che ha collocato almeno una centrale d’ascolto per intercettare le telefonate dei dipendenti delle coop. Ha poi piazzato anche telecamere nascoste in diversi uffici e filtrato i colloqui registrati. Ed è stato regolarmente pagato dal colosso della distribuzione. Libero lo ha incontrato raccogliendo la sua inquietante confessione. Con una sola premessa: l’imprenditore ha chiesto di non apparire con il nome per esteso pur rendendosi disponibile a rendere ogni chiarimento all’autorità giudiziaria che dovesse contattarlo.
Di cosa si occupa la sua società?
«Sono titolare di un’azienda nel milanese che si occupa di tecnologie elettroniche e progettazione/installazione di sistemi di sicurezza. La collaborazione con Coop Lombardia ha avuto inizio nel 2004 allorquando sono stato contattato dal responsabile alla sicurezza, il signor Massimo Carnevali».
Perché venne contattato?

«Mi chiese la disponibilità di un’apparecchiatura atta alla registrazione di telefonate. Mi disse che Coop Lombardia voleva avviare un progetto pilota su un negozio da applicarsi successivamente a tutti gli altri, in cui ogni telefonata in entrata e in uscita relativa ai telefoni fissi fosse registrata».
Quindi fornì la centralina d’ascolto?
«Un attimo. Io dissi subito a Carnevali che disponevo di questi apparati idonei all’ascolto ma lo informai dei limiti legali inerenti l’applicabilità di tali registrazioni. Non è che uno può intercettare le telefonate dei dipendenti….».
E lui cosa le rispose?
«Che se fosse andato in porto tale progetto, prima di ogni conversazione telefonica avrebbero inserito un messaggio vocale che avvisava circa le registrazioni delle telefonate».
Questo le bastò?
«Sì, io fornisco gli apparecchi. Poi cosa ne fai sono affari del cliente. Quindi, chiariti i dettagli mi disse che il negozio scelto per il progetto pilota era il punto vendita Coop di Vigevano, chiedendomi il costo del noleggio di circa tre settimane. Considerata la possibilità di installare le mie apparecchiature in più di 50 negozi, dissi a Carnevali che qualora Coop avesse adottato tale sistema in tutti i propri negozi, per il solo progetto pilota, avrei concesso la mia apparecchiatura in comodato gratuito, al fine di verificarne l’affidabilità. Accertata la compatibilità tra le mie tecnologie e gli apparati telefonici del negozio di Vigevano, Carnevali mi comunicava che l’installazione avrebbe dovuto avvenire in orario notturano, così da non creare disagi alle operazioni di vendita».
Quindi è andato a piazzare la centralina per le intercettazioni al chiar di luna?
«Conservo tutte le agende e ho rintracciato la data del blitz. Era il 4 maggio del 2004, verso le 23.30 mi sono incontrato con Carnevali nel parcheggio del negozio Coop di Vigevano. Il capo della sicurezza telefonva all’istituto di vigilanza che gestiva l’allarme e disinserito lo stesso, apriva il negozio, facendomi entrare nell’ufficio ove avrebbe dovuto posizionarsi l’attrezzatura. Terminata tale operazione e effettuate le prove tecniche tra il telefono fisso e il portatile di Carnevali, si procedeva a reinserire l’allarme, allontanandoci».
E dopo?
«Ho rispettato l’accordo. Dopo tre settimane siamo tornati sempre in orario notturno in quel punto vendita con Carnevali e ho disinstallato l’apparecchiatura. Anche in questa occasione il responsabile coop disinseriva l’allarme e allertava la vigilanza. Carnevali mi chiese di trasportare tutto il traffico telefonico registrato su un cd che gli avrei dovuto recapitare. Dopo qualche giorno sono andato alla sede di coop Lombardia a Milano in viale Famagosta 75 e ho consegnato le intercettazioni a Carnevali insieme al programma per l’ascolto dei file. Mi fece attendere al bar sito al piano rialzato e lì gli consegnai il tutto».
Il progetto pilota come andò avanti?
«Carnevali mi disse che avrebbe dovuto partire dopo l’estate del 2005 e che prima di tale periodo sarei stato contattato dal loro ufficio acquisti. Nel dicembre del 2006 venni nuovamente contattato da Carnevali per un sopralluogo presso il suo ufficio in viale Famagosta. Lo stesso mi chiese una consulenza per installare una telecamera nascosta. Effettuai il sopralluogo che, memore della precedente esperienza, fatturai in data 11.1.2007, ma il preventivo da me predisposto, nonostante il pagamento della fattura, non venne mai preso in considerazione».
Forse avrà abbandonato l’idea di collocare la telecamera…
«O forse facevano fare a me delle prove per ottenere dei preventivi e confrontarli con qualcun altro. Nell’estate del 2007, ad esempio, rammento di aver effettuato un ennesimo sopralluogo presso l’ipercoop “la Torre” di Milano. In questa occasione il responsabile coop, tale signor Capogrosso, mi chiese un preventivo per installare telecamere nascoste in area vendita e in magazzino, finalizzate, così mi disse, eventuali dipendenti sleali. Fatturai subito l’attività di sopralluogo che mi fu regolarmente pagata ma anche in questo caso non venni più pagato per l’esecuzione dei lavori. Ebbi la sensazione che volessero come comparare i prezzi…».
E il progetto pilota, il cd con tutte le intercettazioni?
«Carnevali mi disse che il cd si sentiva male, era disturbato. Dato che l’apparecchiatura era stata schermata, era possibile che le linee telefoniche avessero creato delle interferenze che mediante un’idonea pulizia, avrebbero potuto essere eliminati. Comunicai a Carnevali le enormi tempistiche e i costi che una simile attività avrebbe comportato ma lo stesso mi riferì di non avere fretta. Dopo qualche giorno mi recai alla sede di Coop lombardia in viale Famagosta. Come da accordi attesi al solito bar l’arrivo di Carnevali per la consegna del cd. Il responsabile sicurezza arrivò insieme ad un’altra persona che mi veniva presentata come il signor Ferrè, dirigente di quel gruppo (si tratta di un alto dirigente di Coop Lombardia, responsabile del patrimonio, già vice sindaco di Busto Arsizio in quota Pd, ndr)».
Ferrè era quindi il capo di Carnevali. Cosa le dissero?
«Ferrè mi chiese alcune notizie tecniche inerenti le bonifiche ambientali, informandomi che, a breve, ne avrebbe richiesto una per il suo ufficio e per la sala riunioni. Contestualmente Carnevali mi consegnava il cd riguardante la vicenda di Vigevano. Ricordavo a Carnevali e a Ferrè che avevo noleggiato l’apparecchiatura gratuitamente e che prima di iniziare qualsiasi attività di pulizia, ritenevo opportuno essere pagato per quanto già svolto. I due mi dissero di fatturare tutto a Coop lombardia. Mi dissero che non c’era alcun problema per il pagamento ma posero la condizione di indicare, come descrizione fattura, una semplice consulenza sugli impianti tvcc, altrimenti non l’avrebbero saldata».
Lei accettò?
«Ero obbligato per rientrare delle spese così feci la fattura che mi venne pagata. Tornando all’incontro il più preoccupato era comunque Ferrè che mi fece continue raccomandazioni sulla riservatezza di questi files. Me lo ricordo perché il dottor Ferrè ribadì più volte l’assoluto riserbo che rivestiva tale cd aggiungendo che era un lavoro molto delicato».
E la pulizia dei file con le intercettazioni?
«Solo lo scorso marzo sono riuscito a terminare l’attività di pulizia. Ho contattato Carnevali e gli ho consegnato il cd ripulito. Carnevali mi disse di aspettare la fine dell’estate per emettere la fattura perché doveva parlare con Ferrè per stabilire l’oggetto della stessa».
Quanto le deve coop?
«Per la pulizia delle telefonate, che sono quasi un migliaio, la fattura è di 280 mila euro».
Una cifra enorme.
«Sono lavori molto delicati, penso possa capire».
Fonte: libero-news.it 14/01/2010


sabato 9 gennaio 2010

Dalla tua parte Coop


Fino al 31 gennaio sconto del 20% su 700 prodotti Coop. Prosegue la campagna anticrisi di Coop partita a marzo 2009, un investimento di circa 35 milioni di euro per Unicoop Firenze

Lo sconto del 20% su 700 prodotti Coop prosegue fino al 31 gennaio 2010.
Unicoop Firenze
tira le somme dei risultati di questa grande campagna anticrisi partita a marzo 2009, con un taglio prezzi del 20% su 700 prodotti a marchio. In dieci mesi i prodotti a marchio Coop hanno raggiunto un’incidenza del 23% sul totale delle vendite (era il 20%), e questa campagna è costata alla cooperativa circa 35 milioni di euro, contro i 28 messi in preventivo.
Secondo i calcoli dell’Osservatorio interno di Unicoop Firenze, una famiglia media di tre componenti, fedele a Coop, che ha comprato i prodotti a marchio, in quelle specifiche categorie di consumo ha risparmiato fino a 500 euro nell’arco dei dieci mesi. Un contributo non da poco per contrastare la caduta del potere d’acquisto.
Del resto quello della convenienza è un impegno prioritario per la cooperativa, insieme alla sicurezza e alla qualità dei prodotti. Perciò la cooperativa si è mossa per migliorare ulteriormente l'offerta e le occasioni di risparmio per i propri soci e consumatori. Il 20 per cento di sconto sui prodotti a marchio Coop, spesso i più venduti nelle loro famiglie merceologiche, è stato ed è una risposta forte al carovita, specie per i soci più affezionati.

Notizia pubblicata il 7 gennaio 2010 sul sito coopfirenze.it

Reintegrato dal giudice il delegato sindacale Rdb licenziato dalla Unicoop Tirreno

DAL SITO www-pane-rose.it

Il Tribunale del Lavoro di Velletri ha reintegrato Fabio Saracino, delegato Sindacale RdB presso la COOP di Genzano, giudicando illegittimo il suo licenziamento avvenuto lo scorso maggio.
Fabio, invalido al 100%, assunto come categoria protetta, era stato licenziato al primo provvedimento disciplinare dopo 20 anni di servizio presso la Coop con la motivazione di aver interrotto il rapporto fiduciario con UNICOOP TIRRENO.

La Federazione Nazionale RdB esprime soddisfazione per una sentenza che riconsegna a Fabio la dignità di lavoratore sottrattagli da un illegittimo ed immotivato licenziamento, ringrazia i colleghi di lavoro, che hanno concretamente espresso la propria solidarietà attraverso il sostegno economico al delegato licenziato, ed i soci della COOP di Genzano, che hanno raccolto quasi mille firme a sostegno del reintegro di Fabio.

La Federazione Nazionale RdB si augura che con questa vittoria si apra una nuova strada per corrette relazioni sindacali, per l’affermazione del principio di democrazia nei luoghi di lavoro e per un assoluto rispetto dei principi di condotta espressi nello statuto della Coop.
E’ infatti inaccettabile che oltre 150 dipendenti della UNICOOP TIRRENO iscritti nel Lazio alla RdB si vedano negati diritti fondamentali quali quello di riunirsi in assemblea e di fruire delle agibilità sindacali, o subiscano discriminazioni a causa della loro appartenenza sindacale.
Inoltre le condizioni di lavoro sempre più gravose, i disagi causati dall’azzeramento dei tempi di vita, l’uso sproporzionato del lavoro a termine e del part- time a cui sono sottoposti i lavoratori COOP mal si conciliano con una cooperativa che dichiara come propri valori originari “la centralità delle persone, dei loro bisogni e dei loro diritti”.

Roma, 17 novembre 2009

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