Sinceramente non avevamo mai sentito esternazioni negative di Confcommercio sul Protocollo del Welfare e ci sembra strano che vengano fatte solamente adesso, alla vigilia delle Assemblee e delle consultazioni tra i Lavoratori proprio riguardo al Protocollo.
Stai a vedere che leggendo tali affermazioni molti Lavoratori magari cambiano proprio adesso la loro opinione sull'accordo...
26 settembre 2007
CONTRATTO TERZIARIO, DISTRIBUZIONE COMMERCIALE, SERVIZI: CONFCOMMERCIO ROMPE IN MANIERA STRUMENTALE LA TRATTATIVA, I SINDACATI DICHIARANO SCIOPERO
Comunicato delle segreterie nazionali Filcams Fisascat Uiltucs
Con un comunicato pieno di falsità, la Confcommercio ha rotto ieri pomeriggio, a Roma, la trattativa per il rinnovo del CCNL del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi, scaduto il 31 dicembre 2006 e che interessa quasi 2 milioni di lavoratori.
Le trattative sono iniziate, nei fatti, a metà marzo di quest’anno.
Fin da subito è apparso chiaro l’atteggiamento dilatorio e strumentale della Confcommercio che, con argomentazioni pretestuose, si è rifiutata di entrare nel merito delle richieste della piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali e ha posto come pregiudiziale una discussione sugli avvisi comuni (che molto probabilmente avrebbe voluto che il sindacato accettasse a scatola chiusa) da presentare al governo sul tema del mercato del lavoro.
La faticosa mediazione raggiunta dopo due incontri nel mese di aprile è stata quella di discutere sia degli avvisi comuni, sia delle richieste della nostra piattaforma. Richieste che prevedevano, tra l’altro, tra i punti più qualificanti un aumento salariale di 78 euro al 4° livello, miglioramenti normativi per il part-time, i contratti a termine e l’apprendistato, attraverso una riduzione della precarietà e una maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro, nonché un miglioramento dell’assistenza sanitaria integrativa e un rilancio delle relazioni sindacali, della bilateralità.
Il confronto sugli avvisi comuni in materia di apprendistato, contratti a termine e contratti di inserimento su cui ci eravamo lasciati a luglio, aveva prodotto un testo già quasi definito, anche se con alcune nostre precisazioni di merito.
Se l’avviso comune sul mercato del lavoro non ha visto la luce la responsabilità ricade tutta su Confcommercio che, a un certo punto, ha ritenuto di toglierlo dal tavolo negoziale, magari per “buttarla in politica” e avere poi più libertà per attaccare strumentalmente il governo e CGIL, CISL e UIL sul Protocollo del 23 luglio 2007.
Nella riunione del 13 settembre, dopo una decina di incontri in sede di commissione ristretta, Confcommercio ha affermato che la nostra piattaforma era troppo onerosa e che prevedeva un incremento del costo del lavoro del 9% e che senza “concrete contropartite” il negoziato non poteva andare avanti, che non era praticabile “una linea di confronto tradizionale” e che si rendeva necessario un incremento di produttività e un diverso concetto di flessibilità organizzativa.
Le segreterie nazionali, nel contestare queste affermazioni, hanno precisato che non esiste un rinnovo contrattuale a “costo zero” e hanno chiesto a Confcommercio di chiarire cosa intendessero per produttività, flessibilità e costi. Stiamo però ancora aspettando una risposta.
Nell’incontro di ieri Confcommercio, così come si era impegnata a fare, avrebbe dovuto illustrarci, punto per punto, i “costi economici” e le proprie idee in materia di produttività, flessibilità, ma, con un voltafaccia dell’ultima ora, contravvenendo ad ogni regola di trattativa e venendo meno anche ad un'etica dei rapporti sindacali “si è data alla fuga”, mandando all’incontro una propria “delegazione tecnica” che si è limitata a leggere il comunicato poi dato alla stampa.
Prendiamo atto che Confcommercio ha paura del confronto di merito sui problemi, semplicemente perché non ha argomenti seri e quindi accusa le organizzazioni sindacali di “rigidità” e di “mancanza di flessibilità” che invece è tutta interna alla sua delegazione trattante.
Le segreterie nazionale di Filcams, Fisascat e Uiltucs, intendono dare una risposta adeguata ad un atteggiamento lesivo della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi per ottenere un rinnovo contrattuale che recuperi il potere d’acquisto delle retribuzioni e che crei le condizioni per un futuro meno incerto per le giovani generazioni, per le donne e per gli uomini del nostro Paese.
Per questi motivi le segreterie nazionali dichiarano una giornata nazionale di sciopero (intero turno di lavoro) quale risposta all’arroganza di Confcommercio per SABATO 17 novembre (per chi lavora su sei giorni) e VENERDI’ 16 NOVEMBRE (per chi lavora sui cinque giorni) . Ulteriori iniziative e modalità, saranno definite nella riunione nazionale della delegazione trattante prevista per l’8 ottobre a Roma ».
Le trattative sono iniziate, nei fatti, a metà marzo di quest’anno.
Fin da subito è apparso chiaro l’atteggiamento dilatorio e strumentale della Confcommercio che, con argomentazioni pretestuose, si è rifiutata di entrare nel merito delle richieste della piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali e ha posto come pregiudiziale una discussione sugli avvisi comuni (che molto probabilmente avrebbe voluto che il sindacato accettasse a scatola chiusa) da presentare al governo sul tema del mercato del lavoro.
La faticosa mediazione raggiunta dopo due incontri nel mese di aprile è stata quella di discutere sia degli avvisi comuni, sia delle richieste della nostra piattaforma. Richieste che prevedevano, tra l’altro, tra i punti più qualificanti un aumento salariale di 78 euro al 4° livello, miglioramenti normativi per il part-time, i contratti a termine e l’apprendistato, attraverso una riduzione della precarietà e una maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro, nonché un miglioramento dell’assistenza sanitaria integrativa e un rilancio delle relazioni sindacali, della bilateralità.
Il confronto sugli avvisi comuni in materia di apprendistato, contratti a termine e contratti di inserimento su cui ci eravamo lasciati a luglio, aveva prodotto un testo già quasi definito, anche se con alcune nostre precisazioni di merito.
Se l’avviso comune sul mercato del lavoro non ha visto la luce la responsabilità ricade tutta su Confcommercio che, a un certo punto, ha ritenuto di toglierlo dal tavolo negoziale, magari per “buttarla in politica” e avere poi più libertà per attaccare strumentalmente il governo e CGIL, CISL e UIL sul Protocollo del 23 luglio 2007.
Nella riunione del 13 settembre, dopo una decina di incontri in sede di commissione ristretta, Confcommercio ha affermato che la nostra piattaforma era troppo onerosa e che prevedeva un incremento del costo del lavoro del 9% e che senza “concrete contropartite” il negoziato non poteva andare avanti, che non era praticabile “una linea di confronto tradizionale” e che si rendeva necessario un incremento di produttività e un diverso concetto di flessibilità organizzativa.
Le segreterie nazionali, nel contestare queste affermazioni, hanno precisato che non esiste un rinnovo contrattuale a “costo zero” e hanno chiesto a Confcommercio di chiarire cosa intendessero per produttività, flessibilità e costi. Stiamo però ancora aspettando una risposta.
Nell’incontro di ieri Confcommercio, così come si era impegnata a fare, avrebbe dovuto illustrarci, punto per punto, i “costi economici” e le proprie idee in materia di produttività, flessibilità, ma, con un voltafaccia dell’ultima ora, contravvenendo ad ogni regola di trattativa e venendo meno anche ad un'etica dei rapporti sindacali “si è data alla fuga”, mandando all’incontro una propria “delegazione tecnica” che si è limitata a leggere il comunicato poi dato alla stampa.
Prendiamo atto che Confcommercio ha paura del confronto di merito sui problemi, semplicemente perché non ha argomenti seri e quindi accusa le organizzazioni sindacali di “rigidità” e di “mancanza di flessibilità” che invece è tutta interna alla sua delegazione trattante.
Le segreterie nazionale di Filcams, Fisascat e Uiltucs, intendono dare una risposta adeguata ad un atteggiamento lesivo della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi per ottenere un rinnovo contrattuale che recuperi il potere d’acquisto delle retribuzioni e che crei le condizioni per un futuro meno incerto per le giovani generazioni, per le donne e per gli uomini del nostro Paese.
Per questi motivi le segreterie nazionali dichiarano una giornata nazionale di sciopero (intero turno di lavoro) quale risposta all’arroganza di Confcommercio per SABATO 17 novembre (per chi lavora su sei giorni) e VENERDI’ 16 NOVEMBRE (per chi lavora sui cinque giorni) . Ulteriori iniziative e modalità, saranno definite nella riunione nazionale della delegazione trattante prevista per l’8 ottobre a Roma ».
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