Dopo il post di ieri che segnalava le tensioni inflazionistiche sui mercati dei generi alimentari, riportiamo di seguito un estratto di un articolo de Il Sole 24, per comprendere quale sia il punto di vista dei maggiori attori della GDO e per provare ad immaginare gli scenari che potranno generarsi/scatenarsi nel settore in cui lavoriamo.
Da Il Sole 24 Ore, 1^ Agosto 2007, pag. 6
Metteremo un argine ai rincari
Non stiamo parlando di salmone o caviale. Ma di pane, pasta e latte. Gli alimenti più semplici, diffusi e necessari. E accessibili a qualsiasi tasca. Nonostante questo i prezzi alla produzione stanno vivendo un periodo di tensioni al rialzo senza precedenti. La causa, la spiegano gli esperti, è l’improvvisa e pesante impennata sui mercati internazionali di materie prime come la semola e il latte. Le colpe sarebbero degli andamenti climatici sfavorevoli alle coltivazioni (i lunghi periodi di siccità) e la crescente domanda dei paesi emergenti, Cina in primis.
Secondo le stime di Coop Italia, la più importante centrale di acquisti italiana, nell’ultimo mese gli aumenti della pasta all’ingrosso oscillano tra il 10 e il 20%, mentre per le farine si va dal 20 al 30%. L’incremento del prezzo del latte a lunga conservazione è segnalato invece tra il 10 e il 20%, oltre il 20% per il burro, 15% per i prodotti derivati. Ma non basta, la crescita dei cereali inciderà in modo considerevole sull’alimentazione zootecnica, con le relative conseguenze sui prezzi di uova, carni e pollame. “Stando così le cose prevediamo un aumento dell’inflazione di ulteriori due punti percentuali già da quest’anno, ma la tendenza al rialzo mette una seria ipoteca anche sugli andamenti inflattivi del prossimo anno – spiega Vincenzo Tassinari, Presidente di Coop Italia -.Da parte nostra, cercheremo di contrastare aumenti che siano ingiustificati e speculativi, ma le incertezze dei mercati mondiali creano tensioni in una fase già statica dei consumi e incideranno sul potere d’acquisto delle famiglie”.
Stando invece a Paolo Fregasi, direttore generale di Adm, l’associazione che raccoglie le imprese della GDO, “la strada è obbligata: si passerà dalla riduzione dei margini per le imprese alla dilazione degli aumenti in un arco temporale più ampio. Poi le politiche commercialiaggressive e l’inevitabile taglio dei costi”.Secondo Salvatore Dina, direttore commerciale del Gruppo Pam, “ormai il prezzo di alimenti come pane o latte non è più fatto solo dal costo all’ingrosso ma anche da un’attenta verifica di ciò che fanno i concorrenti. Perché è preferibile ridurre i guadagni che perdere i clienti. Se si muovono i grandi anche gli altri li seguiranno”. Ovviamente anche la contrattazione con i fornitori è importante e non è detto che un aumento all’acquisto si tramuti in un automatico e uguale aumento dei prezzi alla vendita, ma prosegue dicendo che “da qualche parte queste risorse pur bisogna recuperarle”, stressando al massimo l’efficienza, “riduciamo le spese di trasporto, tagliamo i costi del lavoro e determinati servizi pensati per aumentare la fiducia del cliente”.
Da Il Sole 24 Ore, 1^ Agosto 2007, pag. 6
Metteremo un argine ai rincari
Non stiamo parlando di salmone o caviale. Ma di pane, pasta e latte. Gli alimenti più semplici, diffusi e necessari. E accessibili a qualsiasi tasca. Nonostante questo i prezzi alla produzione stanno vivendo un periodo di tensioni al rialzo senza precedenti. La causa, la spiegano gli esperti, è l’improvvisa e pesante impennata sui mercati internazionali di materie prime come la semola e il latte. Le colpe sarebbero degli andamenti climatici sfavorevoli alle coltivazioni (i lunghi periodi di siccità) e la crescente domanda dei paesi emergenti, Cina in primis.
Secondo le stime di Coop Italia, la più importante centrale di acquisti italiana, nell’ultimo mese gli aumenti della pasta all’ingrosso oscillano tra il 10 e il 20%, mentre per le farine si va dal 20 al 30%. L’incremento del prezzo del latte a lunga conservazione è segnalato invece tra il 10 e il 20%, oltre il 20% per il burro, 15% per i prodotti derivati. Ma non basta, la crescita dei cereali inciderà in modo considerevole sull’alimentazione zootecnica, con le relative conseguenze sui prezzi di uova, carni e pollame. “Stando così le cose prevediamo un aumento dell’inflazione di ulteriori due punti percentuali già da quest’anno, ma la tendenza al rialzo mette una seria ipoteca anche sugli andamenti inflattivi del prossimo anno – spiega Vincenzo Tassinari, Presidente di Coop Italia -.Da parte nostra, cercheremo di contrastare aumenti che siano ingiustificati e speculativi, ma le incertezze dei mercati mondiali creano tensioni in una fase già statica dei consumi e incideranno sul potere d’acquisto delle famiglie”.
Stando invece a Paolo Fregasi, direttore generale di Adm, l’associazione che raccoglie le imprese della GDO, “la strada è obbligata: si passerà dalla riduzione dei margini per le imprese alla dilazione degli aumenti in un arco temporale più ampio. Poi le politiche commercialiaggressive e l’inevitabile taglio dei costi”.Secondo Salvatore Dina, direttore commerciale del Gruppo Pam, “ormai il prezzo di alimenti come pane o latte non è più fatto solo dal costo all’ingrosso ma anche da un’attenta verifica di ciò che fanno i concorrenti. Perché è preferibile ridurre i guadagni che perdere i clienti. Se si muovono i grandi anche gli altri li seguiranno”. Ovviamente anche la contrattazione con i fornitori è importante e non è detto che un aumento all’acquisto si tramuti in un automatico e uguale aumento dei prezzi alla vendita, ma prosegue dicendo che “da qualche parte queste risorse pur bisogna recuperarle”, stressando al massimo l’efficienza, “riduciamo le spese di trasporto, tagliamo i costi del lavoro e determinati servizi pensati per aumentare la fiducia del cliente”.
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