Non crediate che il titolo del post sia una bufala perché la questione è seria; per la verità Mussolini c’entra solo marginalmente, porello, ma Vittorio Emanuele III faceva meno effetto….
Lo sanno ormai anche le piante grasse degli uffici dei dirigenti che la Coop è dei soci anche se nei momenti più “cool” della vita aziendale “fa più fico” chiamarla “la proprietà” suggerendo alle menti dei dipendenti più sprovveduti quel timore atavico del padrone che fa sempre comodo, anche a chi comanda in nome e per conto -per l’appunto- proprio dei Soci. Lo Statuto nuovo di zecca della cooperativa –la cui consultabilità resta per certi versi problematica anche a distanza di tempo dalla sua approvazione- sottolinea doverosamente l’appartenenza della cooperativa alla base sociale.
Che impresa meravigliosa Unicoop Firenze: una sorta di ”public company” fondata sullo spirito cooperativo, ove vige l’assoluta uguaglianza radicata nel principio “capitario” una testa=un voto. Tutti i soci contano allo stesso modo nelle votazioni, la mia mano alzata conta come la tua, non ci sarà mai un Berlusca che alza 95 mani e tu che scopri di averne mezza…
Eppure ci sono migliaia di soci che non possono votare per eleggere gli amministratori né potevano votare il bilancio (usiamo l’imperfetto perché d’ora in poi il bilancio di norma lo voterà il Consiglio di Sorveglianza in barba a tutti). Oltre a questo i soci di serie B non possono neppure candidarsi alle elezione dei consigli delle sezioni soci.
Ma chi sono questi soci disgraziati?
I SOCI DIPENDENTI!
In cooperativa quasi nessuno sa il perché e perciò ne approfittiamo per fornirvi un piccolo vademecum delle possibile risposte che si possono udire alla domanda: “perché i soci dipendenti non possono eleggere gli amministratori, né potevano votare il bilancio?”
-“l’ha detto il collega x”. Il rimando ad un collega più o meno importante fa sempre comodo e rende più difficile la verifica della veridicità delle affermazioni. In questo caso però la risposta è errata.
-“ E’ una legge del 45 o 50”. Risposta sbagliata che denota solo l’approssimazione delle competenze di chi dovrebbe dare risposte al riguardo in UnicoopFirenze.
-“Perché due non fa tre”. Affermazione inoppugnabile anche perché trattasi di risposta ad altra domanda; è la preferita dai dirigenti ma è errata ed arrogante.
La triste verità sta nel testo seguente:
VITTORIO EMANUELE III
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA
IL SENATO E LA CAMERA DEI DEPUTATI HANNO APPROVATO;
NOI ABBIAMO SANZIONATO E PROMULGHIAMO QUANTO SEGUE:
ARTICOLO UNICO
(….)
AL DECRETO-LEGGE
(….)
_I SOCI DI UNA COOPERATIVA DI CONSUMO I QUALI ABBIANO CONTRATTO CON L'AZIENDA COOPERATIVA UN RAPPORTO DI IMPIEGO E DI LAVORO DI CARATTERE CONTINUATIVO, PER IL QUALE PERCEPISCANO UNA RETRIBUZIONE IN DENARO O IN NATURA A CARICO DEL BILANCIO SOCIALE NON HANNO DIRITTO DI PARTECIPARE, PER TUTTA LA DURATA DI TALE RAPPORTO DI IMPIEGO O DI LAVORO, ALLE VOTAZIONI NELLE ASSEMBLEE CONVOCATE PER L'APPROVAZIONE DEL BILANCIO E PER LA ELEZIONE DEGLI AMMINISTRATORI E DEI SINDACI DELLA COOPERATIVA STESSA. LE VOTAZIONI ALLE QUALI ESSI ABBIANO PARTECIPATO SONO NULLE_.
DATA A ROMA, ADDÌ 18 MARZO 1926
VITTORIO EMANUELE
MUSSOLINI - FEDERZONI - LANZA DI
SCALEA - ROCCO - VOLPI - FEDELE - GIURIATI - BELUZZO -
CIANO.
VISTO, IL GUARDASIGILLI: ROCCO.
Quello che avete appena letto, a firma di Vittorio Emanuele III e –tra gli altri- anche di Mussolini, è la conversione in legge di un regio decreto del 1925. Nessuno si è mai sognato di abrogarlo o modificarlo (naturalmente spero che qualcuno ci possa smentire) e quindi è la legge dello stato in base alla quale i dipendenti di cooperative di consumo sono soci di serie B in quanto viene loro negato il diritto ad essere rappresentati.
I motivi ispiratori della legge probabilmente erano adeguati ai tempi in cui le cooperative di consumo avevano poche centinaia di soci e quindi i dipendenti avrebbero potuto formare un gruppo di potere in grado di condizionare la gestione di una cooperativa, perseguendo fini diversi da quello mutualistico a vantaggio di tutti i soci. Ci si chiede che senso abbia oggi, visto che i dipendenti soci in UnicoopFirenze (stimando che 80 dipendenti su 100 siano soci) rappresentano all’incirca solo il 6,4 per mille dell’intera base sociale!
Con l’entrata in vigore del nuovo Statuto resta da dimostrare che i dipendenti soci non possano votare per eleggere il consiglio di Sorveglianza in quanto i membri di questo organo non possono qualificarsi come “amministratori” e sarebbe gradita, nonché doverosa, una chiara informazione della cooperativa in tal senso.
Per terminare sottolineiamo anche una novità del sistema di governance duale, che penalizza di fatto i soci dipendenti in maniera ancora più pesante: essi non possono essere eletti nel consiglio di Sorveglianza e neppure nei consigli delle sezioni soci. Il problema sarebbe il conflitto d’interessi, ma vogliamo ricordare che è la divisione tra Consiglio di Sorveglianza e Consiglio di gestione che tenta di ovviare a problemi di questo tipo. A tal proposito crediamo opportuno ricordare che nei decenni passati nel Consiglio di Amministrazione sedevano anche i dipendenti, a partire dal Presidente, e nessuno ha mai parlato di problemi simili….
….Come la prendereste se il buon Berlusca –dopo aver venduto ogni partecipazione - si facesse paladino della legge sul conflitto d’interesse?
nopompelmo
fonti: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1926/lexs_11316.html
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